venerdì 15 luglio 2011

sorelle

C'era una volta...un re? Un principe? Un drago?
noo... c'erano una volta tre sorelle: marina, manuela, maria. Vivevano in una casa con mamma e papà, l'orto, il giardino , il cane Remo, i ricci e il treno che faceva da colonna sonora alle loro giornate di bambine senza pensieri.
Vi avevo già detto che il mio papà era un ferroviere e quindi le tre case che noi abbiamo abitato sono state due caselli e la stazione. Della prima mi ricordo poco o niente, ero troppo piccola.

Della seconda invece in cui ho abitato dai 3 ai 6 anni ho parecchi ricordi. Era il primo casello che si trovava dopo la stazione di Padova in direzione di Venezia...a 700 metri circa da dove abito adesso. Mio papà era responsabile delle sbarre e della cabina. Era una casa a un piano...due camere, cucina e un bagnetto, niente riscaldamento ma una grande stufa che scaldava la grande cucina. All'esterno un ampio orto, un piccolo giardino o meglio una lunga aiuola nella parte anteriore della casa che confinava con la cancellata che ci divideva dalle rotaie, una specie di rimessa per le biciclette e la moto di papà nella parte posteriore e che confinava con l'asilo parrocchiale e a due passi la chiesa e la scuola elementare. L'orto, che è sempre stata la passione di mio papà era recintato perchè non andassimo a pestarci dentro e per il cane. Il cane...ho un flash...mia mamma che fa entrare i colleghi di papà per scaldare loro la pentolina del mangiare e dice"..tu no Remo, tu resti fuori"; il cane che si avvicina cauto ai ricci che c'erano nell'orto e che io e mia sorella facevamo rotolare col bastone; che abbaia alle persone che si fermavano a piedi o in bicicletta perchè le sbarre erano chiuse....un meticcio rossastro col pelo lungo che si chiamava Remo. Mi ricordo che finì sotto al treno e che mia mamma non ne volle più tenere.

In quegli anni eravamo solo io e manuela. Due anni di differenza tra lei e me, '59 io e '61 lei. Siamo sempre state cane e gatto, acqua e olio. Io tranquilla e paciosa, lei elettrica e sempre in movimento. Più brava di me a scuola, attaccatissima alla mamma, gelosa delle attenzioni che poteva dare a me... competizione e gelosia nei miei confronti che non le è mai passata nel corso degli anni. Mi ricordo che mi tagliava tutti i capelli delle bambole e di quanto piansi quella volta che rase a zero i capelli rossi della bambola di Gianburrasca che mi aveva portato la befana dei ferrovieri perchè a lei invece era arrivato un regalo che non le piaceva. Noi non aspettavamo babbo natale ma la befana. Il giorno dell'epifania tutti i figli dei ferrovieri si riunivano nella grande sala del dopolavoro ferroviario e dopo la proiezione di un film, venivamo chiamati uno ad uno sul palco e ci davano il regalo. Begli anni...

Prima di andare ad abitare in stazione, per circa un anno e mezzo vivemmo in un appartamento poco distante dal casello che avevamo dovuto lasciare perchè lo dovevano buttare giù...con l'aumento della velocità dei treni si era troppo vicino ai binari, mi disse mio papà anni dopo e non c'era più sicurezza. Con noi per un anno venne ad abitare mio nonno materno...e questo sarà un altro post.

Nel 68 nacque maria, che noi abbiamo sempre chiamato mariuccia. Prematura, con labbro leporino e palatoschisi. Me lo ricordo come se fosse ieri il dolore dei miei genitori ogni volta che dovevano operarla...e di operazioni ne ha fatte una decina...la prima a nove mesi. Quarantanni fa non c'erano le tecniche e le conoscenze di adesso e quindi era tutto un'incognita. Quando la portarono a casa la prima volta i medici consigliarono a mia mamma di parlarci a noi sorelle in modo che non avessimo uno choc per il fatto che lei era tutta aperta sotto il nasino. Ma per me non c'è stato mai nessuno choc...adoravo questo frugoletto piccolo piccolo, delicato anche nel piangere, a cui bisognava controllare anche il respiro perchè aveva il palato aperto. Ma non ho mai avuto problemi a cambiarla o a darle da mangiare, sembrava quasi che fosse una cosa naturale per me tanto che fui molto di aiuto a mia mamma, mi disse poi. Manuela no. Non che non le volesse bene, anzi...ma non aveva la pazienza o quel senso materno verso un neonato o un bambino piccolo. E vi garantisco che è stato lo stesso anche con suo figlio...era suo marito che lo accudiva la maggior parte delle volte. Quando cominciarono le prime...vogliamo chiamarle incomprensioni? tra i miei genitori e lei, per ferirli usò l'arma peggiore: la disprezzò e la derise colpendola nel suo difetto fisico e lasciò che lo facesse anche suo marito.

Eccola qui la mia sorellina a due anni
Io non sono una santa e non mi sento migliore di altri, ma certi pensieri e atteggiamenti non li ho mai avuti... credo che sia naturale per un genitore proteggere un cucciolo più debole degli altri e avere delle attenzioni in più non facendole mancare mai neanche a noi però. Lei non credo lo abbia mai capito e a questo punto nemmeno mai lo capirà. Per lei erano tutte differenze, figli di serie a e di serie b...(io ero di serie a anche se non avevo niente perchè secondo il suo contorto modo di pensare ero la preferita).

Ha poi trovato un compagno che come dice suor nausicaa" dio l'abbia in gloria" che invece di farla ragionare ha buttato benzina sul fuoco. Quel minimo di affetto che ancora c'era si è trasformato in rancore e odio e ce lo ha detto davanti alla mamma morta. Ed è stato quando ho dato di matto e mi è partita una sberla che ancora adesso se ci pensa credo che le faccia male. Un'altra arma con cui faceva soffrire i miei era che faceva vedere pochissimo il bambino e quelle rare volte che succedeva non lo potevano prendere in braccio o toccarlo. Fotografie poi erano proibite perchè non volevano che l'immagine del loro figlio l'avessero altre persone (i nonni erano le altre persone!). L'unica foto ero riuscita a farla io l' anno in cui abbiamo fatto le vacanze assieme a Peschici ( è meglio non ricordare)...infatti è stata la prima e l'ultima volta.

Simone e Cristina e il braccio dell'innominabile (ha 1 anno meno di Cristina)
Poi quando il bambino aveva circa tre anni non glielo portò più del tutto e lui vide sua nonna ( mia mamma ) ...morta quando di anni ne aveva 18. Mio papà invece dopo quel primo periodo non l'ha mai più visto ...glielo portò una sola volta qui a casa quando ebbe l'ictus in seguito ad una banale operazione in anestesia locale, ma se ne andò subito perchè disse che il bambino si era spaventato vedendo mio papà piangere e non parlare...il bambino aveva sei anni e mio papà era paralizzato totalmente e le uniche cose che riusciva a fare era parlare con gli occhi per cercare di farti capire le cose.

Gli occhi...quante cose diceva con gli occhi. Era diventato un neonato di ottanta chili a cui bisognava fare tutto, giorno e notte. Ma quando gli siamo stati vicino in quegli otto mesi...le primizie di ogni genere erano per lui, mio marito gli portava a casa il gelato al limone tutte le sere, l'uva fragola, gli faceva la barba al sabato quando era a casa perchè diceva che noi donne non sapevamo farla bene come loro...tutto per vedergli un piccolo sorriso negli occhi.

Mi ritorna in mente un particolare di simone...quando tornava da scuola, dopo aver fatto i compiti lui andava in camera di mio papà. Era attrezzata come una stanza di ospedale...il letto speciale che mio marito gli aveva portato dalla ditta, l'ossigeno, la poltrona, la televisione...
A lui piacevano i documentari sugli animali o sulla storia e quindi, nei limiti di quel periodo, cercavamo sempre di trovargli qualcosa che gli interessasse. Beh...quando saliva simone gli andava vicino e gli diceva " nonno guardiamo i cartoni?" E lui chiudeva gli occhi per dirgli di si. Allora si sedeva a fianco sulla poltrona e fino all'ora di cena non si muoveva da lì raccontandogli delle tartarughe ninja, di heman e della tigre... tu entravi in camera e li vedevi seduti vicini che guardavano i cartoni animati o i documentari oppure...si...il rosario a radiomaria.

il mio papà e la mia mamma con simoneLa stessa cosa è capitata con la mamma. Mia sorella l'ha vista un mese circa prima che morisse dopo circa 10 anni che non si faceva viva in nessuna maniera. Non è riuscita a parlarle nè a farsi riconoscere bene perchè era quasi sempre sotto morfina, lei veniva una volta la settimana per circa 10 minuti e quindi capirete che era difficile beccare quella mezzora in cui la mamma poteva essere sveglia e lucida e poi bisognava fare in fretta perchè non aveva tempo da perdere lei...lei doveva lavorare lei. Noi invece ci grattavamo le palle. Mi viene il nervoso ancora adesso, scusate.

Presi i suoi soldi dopo averci fatto tribolare per sei mesi...è sparita di nuovo e ormai sono sei anni. A volte ci penso, mi chiedo cosa fa, con chi parla, come di diverte, se anche lei ci ricorda. Oddio...quando ci ricorda arriva l'avvocato e quindi magari preferisco da parte sua una debole rimembranza.


Sono le due...continuo domani con le foto orribili della colonia!
notte<->

3 commenti:

marina ha detto...

Credi cara, avrei fatto meglio a non leggere questa triste e sofferta storia.Posso immaginare l'angoscia che hai avuto nel cuore. Non saprei proprio cosa dirti di più per esprimerti la mia partecipazione e la mia comprensione.
Chissà, magari parlandone qui ti si scioglie un po' quel grumo di dolore che ti tieni dentro.
Lo spero tanto.

Lavanda e Lillà ha detto...

Ho letto questa triste storia,ma credo che in ogni famiglia ce ne sia una, forse ti ha fatto bene parlarne, comunque non portare odio a tua sorella, sii serena e se puoi dì una preghierina per lei e vedrai che un giorno tornerete sorelle. Ciao un abbraccio Claudia

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.