E' in giornate come questa che mi chiuderei in camera oppure me ne andrei una giornata al mare, da sola, e non è detto che domani non riesca a farlo. Ho bisogno di una pausa, di un attimo da dedicare solo a me stessa per ricaricare le pile.
La scorsa settimana nell'altra chiesa del mio quartiere ( eh si perchè abbiamo anche due chiese in 500 metri) c'era la sagra parrocchiale. Niente giostre...non è più di moda...ma stand gastronomico, pesca, bancarelle varie, pedanE per ballare e una mostra di foto. Foto che mi hanno fatto tornare indierto con la memoria e che, in parte, mi hanno messo addosso tanta malinconia. L'incontro davanti a queste immagini poi con una persona che non vedevo da anni e che ha innescato un'altra serie di ricordi e di situazioni lontane, mi ha messo al tappeto definitivamente.
Fino a quarant'anni fa, il quartiere di Mortise era uno solo.
A ridosso della stazione ferroviaria di Padova era una delle strade che portavano in periferia senza dover per forza attraversare la famigerata Stanga...un crocevia di sei strade che ancora adesso è la porta d'ingresso che ci porta nel centro della città. Ci venni ad abitare nel 1963, nel casello ferroviario di cui ho gia parlato qui.
A quel tempo c'era la chiesa, l'asilo, l'ambulatorio, tre alimentari, una latteria,
la macelleria di cavallo Coppiello, un meccanico, l'orologiaio...e tantissimi campi tutto intorno.
E ogni fotografia mi riporta una immagine lontana, un viso, un ricordo. In una delle foto che ritrae una prima comunione col parroco di allora Don Guerrino, mi sono riconosciuta : la tunica e una bambina inconfondibile che era a scuola con me mi hanno fatto controllare bene e mi sono vista mezza nascosta sulla sinistra.
E assieme al pettegolissimo silvano sono partiti i : ti ricordi?...
Mi ricordo quando andavo in chiesa...donne e bambine col velo sui banchi di destra mentre i maschi erano sulla sinistra e venivamo rimproverate dalle suore quando giravamo la testa per incrociare lo sguardo dei ragazzetti che a loro volta ricevevano i rimbrotti dagli adulti.
Mi ricordo la sagra....quella vera, con le giostre, i banchetti con i dolci e lo zucchero filato, la pista dell'autoscontro, i giochi che venivano organizzati come la corsa coi sacchi, la rottura delle pignatte, l'albero della cuccagna. La domenica poi c'era la classica e famosa corsa ciclistica per ragazzi organizzata dalla polisportiva Zanon di Cadoneghe.
Mi ricordo la scuola... la mia scuola elementare Silvio Pellico: si iniziava alle 8,30 e si finiva alle 12,30. La mia prima maestra , Giovanna Zorzi, che mi ha fatto amare così tanto la lettura. E il grembiule nero col fiocco rosa o azzurro che doveva essere sempre ben annodato.
Mi ricordo il pettegolissimo che a carnevale si travestiva da zorro e col cavallo bianco di Paccagnella girava per le strade con lo scodazzo di noi bambinetti vestiti da fatine o da cowboy.
Mi ricordo don Mario Stella che ci portava al cinema parrochiale dopo che eravamo andati tutti alle funzioni pomeridiane.
Mi ricordo quando giocavamo ai quattro cantoni sul sagrato della chiesa, i giochi nelle sere d'estate sul piazzale con le mamme o le nonne sedute poco distante a controllarci...senza paura, senza il terrore di orchi o del male, che c'era pure allora per carità, ma che era tenuto ben lontano da noi ragazzini da un codice d'onore e di regole morali che tutelavano i bambini.
Di quel mondo è rimasto ormai poco o niente.
Sono cambiati gli usi, le mode e le abitudini di vita e si sono perse tante, troppe tradizioni. I rapporti umani sono diventati più superficiali o sono scomparsi addirittura per lasciare il posto all'indifferenza e alla diffidenza nei confronti dell'altro. Non abbiamo più tempo per tante cose e la sicurezza delle nostre case e delle nostre strade è da tempo venuta meno. E non facciamo nulla per riappropiarci della nostra cultura e della nostra civiltà. L'apertura verso nuove culture e religioni diverse non deve cancellare la nostra. Non si può in una scuola elementare non festeggiare il natale per "rispetto" degli altri ...Dovremmo cercare di convivere assieme rispettandoci e rispettando. Ma succede sempre meno, sembra che ci si vergogni delle nostre origini, della nostra fede, della nostra storia.
Non buttiamole via e insegnamole ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Il futuro deve avere delle solide basi nel passato e nelle nostre radici cristiane.
5 commenti:
Caperi!!! Marina, come hai raggione su tutta la linea. Ben chè io venga da un´altra cultura, alla fine la buona educazione d´altri tempi era la stessa che abbiamo ricevuto quelle delle mia ed altre poche generazioni. Ed è vero quello che dici riguardo alla sicurezza dei piccoli. Fa pena e cuore, vedere come nessuno fa nulla, al meno noi nel nostro piccolo non arrendiamoci.
I tuoi ricordi sono preziosi. Mio marito è cresciuto in via Manara vicino alla Chiesa e al Patronato del Murialdo. Leggendo i tuoi ricordi gli ho identificato con quelli suoi, di sua sorella e mamma. Come era bello divertirsi con poco, vero? Mi ha fatto veramente piacere leggere questa tua entrata, anche se mi piaciono sempre tutte, questa era ricca di detagli che sono sicura, molte ci si specchieranno dentro e profondo.
Ti auguro una felice e serena giornata di riposo, spero tanto che tu ti possa ricaricare molto e dovere, bacetti. *.*
Ma guarda te cosa sei andata a pensare! tante cose tenere e a loro modo semplici del nostro passato... per finire ai giorni nostri,quando dobbiamo chiedere il permesso per essere semplicemente noi stessi:italiani,con le nostre tradizioni,storia,cultura,usi e costumi!
Ormai siamo terra di conquista,nè più ne meno, e faremo la fine dell'Impero Romano... dopo avere conquistato il mondo,di loro trovi traccia solo sui libri di testo!
Di noi non resterà neanche quella!!!
Vedi cosa mi fai dire con il tuo Amarcord???
Bellissimo post!
Marina...
che bellissimi ricordi! (molto simili ai miei)
di un passato dove la vita era più semplice, dove tra di noi c'era più amore e rispetto,anche per la natura.
Ciao, buona e felice domenica,
Claudia
Hai già detto tutto tu...io ormai sono talmente frastornata da questo imbarbarimento della nostra civiltà che non ho più parole...
Un abbraccio Faby
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