domenica 27 gennaio 2013

non si deve mai dimenticare

La signora della foto è Delfina Borgato. E' la nonna del fidanzato di Cristina. Quando ho letto il suo libro ho pensato che finchè nel nostro povero paese esisteranno persone come lei, avremo la speranza e l'orgoglio di essere italiani.


"" Enzo Zatta, genero di Delfina Borgato, dopo avermi mandato la storia di Maria Borgato che ho postato, mi invia anche quella di Delfina nipote di Maria, con l'autorizzazione a inserirla nel blog. Grazie Enzo! Nell'Anno dell'Invecchiamento Attivo e della Solidarietà Intergenerazionale ricordare una signora ottuogenaria sopravvissuta al campo di sterminio di Mauthausen è un dovere.
Il titolo del libro è: La staffetta. Delfina Borgato ex deportata a Mauthausen.
Ecco una breve sintesi della storia di Delfina Borgato, nata a Saonara (Padova) il 7 aprile 1927, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti.
Con la zia Luigia Maria Pucheria si era impegnata nella catena di solidarietà organizzata a Padova da Placido Cortese, il frate che, arrestato, sarebbe stato torturato sino alla morte dai nazisti.
Catturata, insieme alla zia, il 13 marzo 1944, Delfina venne separata da Maria. Portata dai tedeschi a Venezia e, di qui, a Bolzano, vi fu trattenuta sino all'agosto, quando fu trasferita nel lager di Mauthausen. Costretta al lavoro coatto, Delfina Borgato riuscì a resistere alle fatiche e alle privazioni e a tornare in Italia dopo la Liberazione."
Delfina Borgato era sedicenne quando a Saonara (in provincia di Padova), suo paese d'origine, nelle serre della ditta Sgaravatti lavoravano soldati inglesi, prigionieri di guerra. Dopo l'8 settembre 1943, i prigionieri scapparono e la popolazione cercò di salvarli dai tedeschi, nascondendoli nelle proprie case e nelle stalle. Delfina, assieme alla zia Maria, una suora laica poliomielitica, aiutò i prigionieri portando loro da mangiare e, come staffetta, mantenendo i contatti con una rete clandestina di giovani universitari che cercavano di farli espatriare in Svizzera. Le due donne vennero scoperte e, nella notte del 13 marzo 1944, rinchiuse a Padova e poi a Venezia. Dopo alcuni mesi vennero trasferite a Gries, vicino a Bolzano, dove vengono separate: la zia Maria fu portata al campo di Ravensbruck, da dove non fece più ritorno. Delfina Borgato invece finirà a Mauthausen: da questo campo di sterminio venne poi prelevata per lavorare in una fabbrica di Linz. Qui, come si legge nel documento rilasciato nel dopoguerra dal Governo tedesco, «fu soggetta a lavori forzati in condizioni di schiavitù». Finita la guerra Delfina si recò a Milano per chiedere il riconoscimento di ex internata e il relativo vitalizio cui avrebbe diritto per legge. Ma la domanda venne respinta avendo esibito quel famoso pezzo di carta che i nazisti le avevano imposto di firmare per trasferirla al campo di lavoro nelle loro officine di guerra; al contrario vennero accettate le domande di coloro che erano stati internati ma che non avevano esibito alcuna documentazione. Così, anche la Corte di Conti successivamente respinse la domanda della Borgato. Più tardi, per l'intervento di un comandante partigiano le fu riconosciuto il ruolo di staffetta partigiana nella divisione Garibaldi, qualifica che le fece ottenere una «una tantum» di 5mila lire e l'integrazione di 23 euro della pensione minima. Le uniche soddisfazioni, a parte i riconoscimenti formali dei due presidenti della Repubblica e l'inserimento del suo nome tra i «Giusti del Mondo», sono state le continue richieste da parte di numerose scuole di portare la sua testimonianza personale ai ragazzi, compito che in questi anni Delfina Borgato ha continuato ad assolvere con grande disponibilità , nonostante l'età, proprio perchè le nuove generazioni sappiano come sono andate veramente le cose.G.B."

 

4 commenti:

Varla Lee ha detto...

Un bellissimo post per ricordare i nostri fratelli maggiori. Grazie!

Anto ha detto...

Proprio questa mattina l'ho vista in tv!! Un abbraccio
Anto

barbara4stagioni ha detto...

Eh si proprio stamattina ne hanno parlato.
Si, non si deve dimenticare.
Ieri sera non sapevo se rivedere La Vita è bella o La lista di Schindler (che è forte come film).
Alla fine anche se mi son ritrovata a piangere disperatamente ho scelto la Lista........e per questo dico
NO! Non si deve dimenticare..perche' simili cose non devono piu' accadere.
Un abbraccio

Encarna ha detto...

Caro amico, gli mandò un grande abbraccio e il mio amore per te, non dimentico.