sabato 25 giugno 2011

Una vecchia fotografia dal passato...

Oggi con Giacomo stavo cercando su internet delle immagini. All'improvviso aprendo una pagina ho fatto un salto sulla sedia quando ho visto questa foto...oddio, ho pensato, la mia casa!
Come credo di avervi già detto, il mio papà era un ferroviere e noi abbiamo sempre abitato in stazioni ferroviarie fino a quando non siamo andati a vivere nella casa che i miei genitori si sono costruiti e nella quale abito tuttora con la mia famiglia. Osservando meglio la foto mi sono accorta però che non era la stessa anche se
è uguale in tutto: i binari, la pensilina, il colore dell'intonaco ...


Andai ad abitarci appena finita la terza elementare, arrabbiata perchè dovevo cambiare scuola, amichetti e abitudini...ma è stato invece uno dei periodi più belli che io ricordi.

Il nostro ingresso di casa era nella parte laterale della stazione e mi ricordo ancora quando tornavo da scuola e per entrare in casa passavo davanti alla biglietteria e alla sala d'aspetto dove c'era sempre qualche persona che aspettava il treno che lo avrebbe portato a Venezia o a Padova, Vicenza, Verona...la linea ferroviaria era infatti la Venezia -Milano, ogni 10 minuti passava un treno in un senso o nell'altro, qualcuno si fermava altri invece erano diretti e rallentavano appena, entrando in stazione. I rumori, le luci, le vibrazioni erano una cosa normale per me e sarà per quello che ancora adesso io non riesco a dormire se c'è troppo silenzio o troppo buio.

Nella parte posteriore invece c'era villa Breda con un parco verde dove facevano allenare i cavalli dell'ippodromo. In primavera c'era uno dei prati che si riempiva letteralmente di viole, quel prato mi attirava come le mosche sul miele e allora insieme a mia sorella, ad Antonia e Gerardo scavalcavamo la muretta di cinta e portavamo a casa tanti di quei fiori che ancora adesso mi sembra di sentirne il profumo.

Ho finito le elementari, ho finito le medie, ho iniziato le superiori, ho cominciato a lavorare...sono cresciuta lì. Mi sono sbucciata le ginocchia e i gomiti, ho giocato facendo arrabbiare il capostazione responsabile tante di quelle volte che non potrei contarle, con la mia amica Rossella aspettavamo che passasse il treno settimanale dei militari per farci fischiare dietro e c'era l'addetto allo scarico e allo smistamento dei pacchi (il signor Forzan) che mi diceva : Marina, guarda che lo dico a tua mamma! Ma poi rideva e borbottava beata gioventù.


E mi sono innamorata...tanto,tanto, tanto.

E poi ho pianto...tanto, tanto, tanto.

...credo di aver alzato di qualche metro il livello idrometrico del Brenta che era (ed è tuttora) subito a fianco della stazione in direzione di Venezia, come si può vedere in questo scorcio di foto. Per mesi ho fatto diventare matta mia mamma, non mangiavo, non dormivo, non parlavo. Lei non mi disse mai nulla, ma adesso so che sapeva perchè qualche anno prima che se andasse mi disse una cosa che mi diede la conferma di ciò: disse che era meglio avere un rimpianto che un rimorso perchè con il primo puoi ancora sognare mentre col secondo puoi solo piangere. Non lo so se sia vero.


So solo che non ho più subìto la decisione di un'altra persona anche se questo ha significato passare per cattiva, dispotica e dura.



......troppe confessioni...e solo guardando una vecchia foto.




1 commento:

marina ha detto...

Mi è piaciuto tanto questo tenero e malinconico racconto, di un passato che sedimenta nel nostro cuore e lì rimane, finchè un giorno....
Unico appunto: sai che ho dovuto fare copia incolla per leggerlo ed aumentare la dimensione caratteri da 7,5 quali sono a 14???!!! epperbacco! possibile che non puoi aumentarlo un tantino? o sei testimonial di qualche produttore di occhiali??
Buona domenica